Se sono a dieta il sushi posso mangiarlo?
Se sono a dieta il sushi posso mangiarlo?
La domanda sul sushi è una di quelle domande classiche che quasi ogni paziente, almeno una volta durante il suo percorso, mi fa.
Vuoi perché Milano è la capitale italiana del sushi (anche se per la verità i ristoranti giapponesi autentici non sono poi così tanti e la maggior parte sono gestiti da cinesi) o vuoi perché è trendy, il milanese tipo va a mangiare sushi almeno una volta al mese.
Dando per scontato che il ristorante scelto rispetti tutti gli standard igienici, vediamo quali sono i pericoli nascosti in un apparentemente innocuo e salutare roll.
Innanzitutto il sodio.
Il sushi può contenerne davvero molto e si sa che il sodio andrebbe fortemente limitato nel quotidiano. Infatti il mio suggerimento nelle diete è spesso quello di abbondare con spezie ed erbe aromatiche, e di aggiungere il sale a cottura ultimata per percepirne il sapore. Meglio ancora se si usano sali tipo provenzali, aromatizzati con le spezie (che io trovo deliziosi).
Passiamo agli zuccheri.
Ti sei mai chiesto perché il riso del sushi è così buono, tanto da creare spesso una vera dipendenza?
Proprio perché, come da tradizione, viene preparato con zucchero e aceto di zucchero.
Circa un cucchiaio di zucchero per ogni tazza di riso cotto. Un po’ troppo.
Inoltre il riso usato per il sushi è della varietà completamente raffinata.
Cosa succede? Dopo aver mangiato un paio di rolls si ha un picco glicemico, a cui segue picco insulinemico: dopo poco si ha di nuovo fame.
Cosa si può fare?
Optare per il sushi preparato con riso integrale così che le fibre presenti in esso possano rallentare la salita del picco glicemico.
E se il ristorante ha solo sushi preparato con riso bianco?
Allora puoi optare per il sashimi, cioè il pesce crudo senza riso.
Se non vuoi rinunciare al sushi, anche se con riso bianco, puoi invece scegliere i rolls preparati con vegetali come cetrioli, asparagi e avocado. Le fibre faranno il loro dovere.
E sarebbe meglio usare con moderazione la salsa di soia, ancora una volta per il suo contenuto zuccherino e sodico.
Ma quali sono i peggiori rolls, quelli da bocciare?
Il sushi preparato con l’anguilla (Unagi) perchè tra i primi ingredienti ci sono salsa di soia e zucchero.
Evita o limita anche i Tempura e i Philadelphia rolls (i primi sono fritti) perché si aggiungono grassi saturi (evitabili).
E poi direi no anche agli Spicy rolls, dato che il gusto piccante è in genere dato da maionese mescolata alla pasta piccante.
Non dimenticare poi che pesce spada e tonno sono estremamente ricchi di mercurio. Bere una tazza di tè verde durante la cena sembrerebbe farne assorbire meno.
Il sushi in assoluto più semplice (e meno calorico) è rappresentato dai Nigiri, solo pesce crudo e riso.
Ma quindi il sushi si può mangiare? O è da bandire?
Ti dico cosa ordino in genere io.
Premesso che dopo aver girato in lungo e in largo il Giappone sono parecchio snob sulla qualità dei ristoranti giapponesi in Italia, in genere mi oriento sui seguenti piatti.
Una porzione di natto (semi di soia fermentati) dal sapore deciso (ricorda molto il gorgonzola), un vero super food!
Infatti è ricchissimo in vitamina K2 (menachinone-7) che sostiene il tessuto osseo, riduce il rischio di fratture e promuove il benessere cardiovascolare. Anche nella versione sushi.
Quando ero ospite della mia amica giapponese ho scoperto che il natto si consuma a colazione, con tanta cipolla verde tagliata a fettine sottili, ma ai giapponesi non piace per niente!
Lo consumano solo perché fa bene! A me invece piace moltissimo!
Adoro anche la zuppa di miso, a base di vegetali e cipolle verdi tagliati a pezzetti, tofu a cubetti, pasta di fagioli di soia fermentati e un’alga, in genere nori o kombu.
Tra le mie scelte non manca mai il Goma Wakame, un’ insalata di alghe, cosparsa di semi di sesamo.
E poi il sashimi.
Il tutto accompagnato da una tazza calda di tè matcha, da sorseggiare durante la cena.
Lo sapevi che in realtà il sushi in Giappone è considerato street food ed è veramente economico?
A Milano non proprio economico, direi.