La dieta Low FODMAP: scopriamo cos’è
Nel precedente articolo ho introdotto la dieta Low FODMAP (cioè a basso contenuto di FODMAP) e l’IBS.
Se te lo sei perso leggi qui.
Ma dove si trovano i FODMAPs? Andiamo per ordine.
Gli Oligosaccaridi (Fruttani e Galatto-oligosaccaridi -GOS) si trovano soprattutto nel grano, nella segale, nella cipolla e nell’aglio, mentre nei legumi troviamo i GOS.
I Monosaccaridi come il Fruttosio lo si trova, ca va sans dire, nella frutta, soprattutto cocomero, mela, pera e infine nel miele.
I Disaccaridi, ovvero il lattosio come è noto lo si trova nel latte e derivati.
Fanno eccezione sia il Parmigiano stagionato, io consiglio minimo 32 mesi, sia in alcuni soggetti lo yogurt, dove per essere sicuri che non vi sia più alcuna traccia di lattosio lo si può acquistare vicino alla data di scadenza.
I Polioli sono una classe più ampia e comprendono sorbitolo, mannitolo, maltitolo, xilitolo etc.
Forse li ricordi perchè presenti come dolcificanti nei chewing gum e nelle caramelle, ma anche in altri prodotti industriali definiti “senza zucchero”.
Si trovano anche in alcuni tipi di frutta (in particolare albicocche, prugne e pesche) e nei funghi.
Non è strano infatti che proprio questi tre frutti elencati, tipici della stagione estiva, siano responsabile del classico gonfiore addominale che anche, chi non soffre di IBS, lamenta.
La dieta low FODMAP per alleviare i sintomi dell’IBS consiste essenzialmente in 3 fasi:
- una fase di eliminazione,
- una di reintroduzione e
- una di mantenimento.
Nella prima fase di eliminazione, che dura dalle 2 alle 6 settimane, si eliminano totalmente i FODMAPs.
Può essere di grande aiuto in questa fase, ma anche nelle successive, la MonashApp: si tratta di un’applicazione con la quale sapere in ogni momento quali sono i cibi permessi e in quali quantità possono essere consumati. Direi che risulta di estrema utilità quando si va a fare la spesa o quando si mangia al ristorante.
I FODMAPs verranno poi reintrodotti nella fase di reintroduzione, meglio se un gruppo alla volta.
In questo modo si dovrebbero identificare i FODMAPs responsabili dei sintomi dell’IBS.
Proprio in questa fase l’intervento di un nutrizionista che conosca bene la dieta low FODMAP è fondamentale.
Occorrerà infatti capire bene cosa irrita maggiormente l’intestino e cosa no, e poi tener d’occhio l’ effetto cumulativo che si ha quando durante la stessa giornata si consumano più alimenti high FODMAP.
Come quasi per ogni dieta seguirà la fase di mantenimento.
Il paziente ha ora più o meno identificato quali gruppi di FODMAPs o singoli alimenti può mangiare liberamente, quali consumare con una moderazione e quali invece proprio non tollera.
Spesso però alimenti anche ad alto contenuto di FODMAPs vengono perfettamente tollerati e questo porta ad una soggettività molto elevata di cosa vada bene e cosa no.
Per esempio, una mia paziente con IBS tollerava benissimo i legumi, ovviamente non in scatola, ma cucinati previo ammollo e con pentola a pressione (della cottura ottimale dei legumi ne ho parlato qui). Tollerava poco o nulla invece alcuni alimenti che non contengono affatto FODMAPs.
Spesso poi una vacanza in totale relax permette di mangiare qualunque alimento, anche quelli vietati, senza nessun tipo di problema e questo infatti conferma la stretta relazione tra stato emotivo e intestino, di cui ho parlato qui.
Nella mia statistica di pazienti con IBS molti sono anche sottopeso e molti di loro sono uomini.
Si rivolgono a me per aumentare di peso (impresa spesso ben più difficile del dimagrimento) dopo che il gastroenterologo ha escluso un malassorbimento dovuto, ad esempio, al Morbo di Chron.
L’impresa dell’aumento di peso diventa spesso difficile e complicata, ma non impossibile, in questi soggetti. Ho avuto dei successi in termini sia di risoluzione dei sintomi, sia dell’aumento di peso, altre volte invece ciò che abbiamo ottenuto è stato “solo” un miglioramento del quadro intestinale (che in queste persone è tantissimo!).
Mi chiedo sempre se sia l’IBS a determinare il sottopeso, ad esempio la paura di mangiare per poi vedere una riacutizzazione dei sintomi intestinali .
Oppure se sia l’eccessiva ansia a determinare il sottopeso (come diceva un mio Prof. all’Università, in alcuni soggetti l’ansia fa aprire il frigorifero, in altri lo fa chiudere).
Il quadro è sicuramente complesso e il paziente e il nutrizionista devono lavorare a stretto contatto per individuare bene la strategia migliore da adottare poi nel lungo termine.