Come si riconosce un buon probiotico?
Da diversi anni il mercato dei probiotici è davvero molto florido.
Scegliere risulta spesso complicato e anche gli stessi professionisti della salute, a cui si chiede un consiglio, a volte non sono sufficientemente preparati sull’ argomento.
Ma come si riconosce un buon probiotico?
Innanzitutto quando si parla di probiotici si usa sempre il termine “fermenti lattici” senza nemmeno porsi la domanda se stiamo parlando di un prebiotico o di un probiotico.
I prebiotici, tra cui i più famosi sono FOS e Inulina, non vengono assorbiti dal nostro organismo, ma sono nutrienti fondamentali per i probiotici.
Se stai facendo una terapia antibiotica (mirata ad uccidere i batteri patogeni) ricorda che anche i probiotici sono batteri e come tali possono essere attaccati dagli antibiotici, per cui il loro utilizzo in contemporanea può risultare vano.
Per cui, in questo specifico caso, meglio scegliere i lieviti, come il Saccharomyces boulardii, che risultano immuni all’ azione dell’antibiotico.
Invece per i probiotici cosa devi valutare?
La ceppo-specificità del batterio e la dose-dipendenza. Paroloni difficili, ma in realtà molto semplici.
Quindi chiediti sempre: quali ceppi di batteri ci sono nel mio probiotico?
Questo è importante perché l’efficacia di non tutti i ceppi batterici è stata dimostrata.
Ma cosa è il ceppo?
Il ceppo possiamo identificarlo da quella sigla che segue la specie del batterio (es. B. Lactis BI-07) e dovrebbe sempre essere dichiarato in un probiotico di qualità. Se non è indicato, meglio diffidare.
E poi è importante valutare la dose di batteri per capsula o bustina.
Se la dose non è indicata (es. 1 miliardo, 3 miliardi, etc), anche in questo caso è meglio diffidare.
Ti ricordo che se la dose è inferiore ad 1 miliardo non si può parlare di probiotici.
Come da indicazioni del Ministero della Salute, “la quantità minima sufficiente per ottenere una temporanea colonizzazione dell’intestino da parte di un ceppo probiotico è di almeno 1 miliardo di cellule vive per ceppo e per giorno. La quantità di cellule vive presenti nel prodotto deve essere riportata in etichetta per ogni ceppo e deve essere garantita, alle modalità di conservazione suggerite”.
In merito a quest’ultimo punto, sono da preferire forme farmaceutiche come capsule e bustine termosaldate.
Secondo alcuni studi, per avere una qualche efficacia bisogna assumerne almeno 2 miliardi al giorno.
Inoltre, i diversi ceppi messi assieme nella composizione, hanno tra loro effetto sinergico o no?
Ma quest’ultimo aspetto risulta difficile da valutare ad un non addetto ai lavori e bisogna affidarsi al consiglio del farmacista oppure del medico o del nutrizionista se prescritti all’ interno di un piano alimentare.
Infine c’è molta confusione anche sulla modalità d’assunzione dei probiotici.
Classica è la domanda: devo assumerlo a stomaco pieno o a stomaco vuoto?
E’ opportuno far riferimento alle indicazioni riportate sulla confezione, ma un recente studio ha dimostrato che, se l’assunzione avviene a stomaco pieno, il numero di batteri vivi che raggiungono l’intestino aumenta.
Assumere il probiotico al pasto renderebbe meno aggressiva l’acidità dello stomaco, oltre a fornire nutrienti agli stessi probiotici.
Infine, è molto importante che siano chiaramente indicati gli allergeni presenti.
“Senza glutine, senza soia, senza lattosio” è la scritta che più frequentemente si dovrebbe trovare in un probiotico di qualità, così da poter essere usato dalla maggioranza delle persone.